Fabio Muzi Falconi

Definizioni di socialismo:
Pierre Leroux (1797-1871)

(Il Laboratorio)

L'articolo "Definizioni di socialismo" apparso nel precedente numero del Laboratorio tentava di osservare il significato della parola "socialismo" nel corso della storia attraverso i dizionari di lingua italiana. Le definizioni erano in generale molto vaghe oppure estremamente lunghe perche' riassumevano tutta la storia del movimento. Ho preferito allora seguire questa strada (indicata in realta' dai vocabolari stessi), vale a dire quella di ricercare (seguendo la definizione del Battaglia-UTET) nelle parole dei protagonisti e degli oppositori della storia del socialismo, il significato della parola.
Il neologismo "socialisme" fu utilizzato in un senso piu' vicino a quello moderno, nel 1785 da A. Buonafede, che identifico' con "socialismo" la "dottrina di chi crede nel contratto sociale o qualcosa di simile" (Rivista Storica Italiana LXXV-1963), da Mallet du Pan che lo uso' nel 1793 nelle sue "considérations sur la nature de la Révolution de France", da Owen, e apparse nel "Le Globe" sansimonista del 13 febbraio 1832.
Fu pero' Pierre Leroux, a farne un concetto chiave, a divulgarlo e popolarizzarlo.
Filosofo, giornalista, politico, fu uno dei principali fautori del 48' francese, eletto il 3 giugno 1848 alle elezioni legislative fu rieletto nel maggio 1849. In parlamento sedeva assieme a Ledru-Rollin e Victor Hugo a sinistra dell'emiciclo, sulla "Montagne", dove si raggruppava il partito ormai minoritario della Repubblica. Nel dicembre 1851 fu proscritto e di conseguenza esiliato in Gran Bretagna.
Nella formazione del suo pensiero politico sono state fondamentali l'esperienza nella Carboneria (durante la restaurazione) e quella sansimoniana (novembre 1830-novembre 1831). La prima incentrata sull'idea di liberta', la seconda su di una rigida organizzazione pianificata della societa' e dell'economia. Il passaggio dall'una all'altra, e il successivo distacco anche da Saint-Simon, si spiega con il fatto che Leroux nel 1830 si accorse che la "liberta'" era solo una parte della verita' e nel 1831 che il "principio di societa'" era anch'esso solo in parte veritiero. Il filosofo francese giunse alla conclusione che l'opposizione fra questi due poli era la maggiore problematica del mondo moderno.
Leroux costrui' dunque il neologismo "socialisme" sul modello del termine "individualisme" per farne l'antitesi. Ambedue le parole avevano un significato peggiorativo sotto la sua penna nel 1834 ("De l'individualisme e du socialisme" revue enyclopedique, primavera 1834).
In un caso per Leroux la liberta' polverizzava il corpo sociale, nell'altro era l'imposizione dell'uguaglianza e della solidarieta' che soffocava la liberta'. Lo studioso francese non cerco' la soluzione in un "grigio" compromesso, secondo lui solo un terzo termine avrebbe permesso il superamento dell'antagonismo liberta'/uguaglianza, pur mantenendo ambedue i termini.
La svolta fu nel 1845 quando ormai la parola "socialisme" era di uso abbastanza comune e lui stesso veniva definito come socialista. Leroux in quell'anno aggiunse note essenziali alla riedizione del suo "De l'individualisme e du socialisme", e scrisse: "…nous sommes socialistes, si l'on veut entendre par socialisme la doctrine qui ne sacrifiera aucun des termes de la formule: Liberté, Fraternité, Egalité, Unité, mais qui les conciliera tous". Spiego' tra l'altro che lui intendeva combattere "le socialisme absolu", propugnato dai discepoli di Saint-Simon, Robespierre, e Babeuf. Questi secondo Leroux portavano all'esagerazione l'idea di associazione e di societa', avvicinandosi molto ad autori come De Maistre e Bonald.
Leroux si opponeva: alla lotta di classe preconizzata da Blanqui, alla necessita' di una dittatura rivoluzionaria sostenuta da Babeuf e Buonarotti, al disprezzo del diritto e della politica dei sansimoniani e alla loro esaltazione dell'economia e della societa'.
Riprendeva invece le idee di Fourier e Sismondi (poi erroneamente attribuite a Marx), di critica dello "sfruttamento dell'uomo sull'uomo" che dopo la schiavitu' continuava secondo Leroux nel capitalismo, e di definire proletariato e borghesia in base ai rapporti di produzione.
Dal punto di vista pratico era convinto della necessita' di sostenere il movimento operaio a causa della debolezza del proletario in una societa' in via di polverizzazione (quindi si batteva per la riduzione delle ore/lavoro, per la domenica festiva, il mutuo soccorso, la socializzazione degli strumenti di lavoro…). Insomma non voleva che fosse lo stato a far nascere la nuova societa', ma gli sforzi individuali dei cittadini al fine di costituire associazioni di tutti i tipi.
Riprendendo gli aspetti piu' filosofici del suo pensiero, Leroux era arrivato alla conclusione che fosse la fraternité a fare da ponte tra la liberté e l'egalité. Ma il problema era che la fratellanza (come l'amicizia) non si poteva decretare, dovevano esssere i cittadini a voler vivere insieme. Secondo Leroux qui entrava in gioco il sentimento, e soprattutto la religione. Una religiosita' totalmente orientata verso la terra, un sentimento di appartenenza all'umanita' e alla sua storia: era la societa' laica che doveva farsi religione. La Bibbia ed il Vangelo dovevano essere intesi in maniera simbolica, e le loro promesse di fratellanza andavano realizzate su terra. Questa nebulosa religiosita' gli reco' critiche da tutte le parti e rimase legata al suo nome, per sempre.
Il suo era un tentativo di trovare la soluzione al problema che lo assillava, vale a dire la difficolta' di pensare il generale e il particolare allo stesso tempo, quello che lui chiamava con l'epiteto omerico polyfloisboio, aggettivo che indica la molteplicita' dei flutti che compongono il rumore del mare. Ecco, forse da qui nasce il socialismo di Leroux.

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