Gabriella Solaro

L'Istituto nazionale per la storia del movimento
di liberazione in Italia e gli Istituti storici della
Resistenza e dell'età contemporánea

(Archivi della Resistenza e dell'età contemporánea)

            "L'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia [...] si propone di assicurare la più completa e ordinata documentazione di tale movimento dalle sue origini antifasciste alla liberazione e di promuoverne lo studio storico e la conoscenza nell'ambito di una più generale considerazione della storia del fascismo e dell'Italia contemporanea": l'articolo n. 1 dello Statuto esplicita gli obiettivi perseguiti dall'Istituto nazionale fin dalla sua fondazione, adottati poi da tutti gli Istituti storici della Resistenza costituitisi negli anni seguenti1. All'indomani della liberazione la preoccupazione di quanti avevano combattuto tra le fila partigiane e, tra essi, dei fondatori dei primi Istituti era proprio quella di non disperdere le carte della Resistenza, di garantirne anzi non solo la raccolta ma anche la consultabilità, procedendo in tempi stretti al loro ordinamento archivistico. In questo senso gli Istituti storici della Resistenza offrivano ampie garanzie e l'autorizzazione a detenere le carte dei Cln e degli altri organismi politici e militari rilasciata dal Consiglio superiore per gli Archivi di Stato nel luglio 19482 aprì le porte a un lavoro di raccolta e di ordinamento delle fonti che sarebbe proseguito per diversi decenni. La raccolta delle carte ha dato ottimi risultati, dal momento che la documentazione attualmente conservata negli archivi degli Istituti copre con larghezza il quadro della guerra partigiana. La preoccupazione poi di favorire lo studio della storia non solo del periodo clandestino ha comportato uno sforzo costante di garantire il libero accesso alle carte, curando la segnalazione e la pubblicazione delle fonti, il loro ordinamento, la pubblicazione di inventari e guide3.

            Attualmente il patrimonio archivistico della rete copre l'arco temporale del XX secolo e una gamma di interessi vastissima. Il nucleo storico originario della documentazione è costituito dagli archivi prodotti dai Comitati di liberazione nazionale, dai partiti e movimenti politici e sindacali, dalle formazioni militari partigiane, nel triennio che va dall'8 settembre 1943 alla proclamazione della Repubblica italiana nel 1946. Le diverse istituzioni del movimento di liberazione aggiunsero poi, agli archivi propri, parti diverse di archivi delle cessate amministrazioni della Rsi e degli uffici tedeschi, oltre a non trascurabili quantità di carte prodotte dalle autorità alleate, almeno fino al dicembre 19454. Ne è risultato un insieme cospicuo e unico di documenti rari, spesso sopravvissuti in unica copia alle vicende del periodo clandestino, che costituiscono raccolte particolarmente considerevoli nel nord in Lombardia, Piemonte ed Emilia, al centro in Toscana e al Sud, in Campania e rappresentano una fonte privilegiata per ricerche di storia politica nazionale e internazionale e per una ricostruzione compiuta della transizione dalla guerra alla pace nei suoi aspetti sociali, politici, economici.

            Accanto a queste raccolte se ne sono costituite altre, relative al periodo compreso tra le due guerre mondiali, che comprendono archivi di esponenti del fascismo, dell'antifascismo, della cultura, del giornalismo e della diplomazia, archivi di enti e associazioni di carattere politico, assistenziale, economico e culturale. Alla documentazione coeva si è aggiunto un cospicuo materiale creato attraverso raccolta di testimonianze orali, di scritti autobiografici di persone comuni sulla esperienza della guerra, della militanza politica e sindacale.

            A partire dagli anni Settanta l'estensione territoriale della rete, che in molte regioni copre la totalità delle province, conferì all'Istituto nazionale e agli istituti associati una funzione integrativa di quella degli archivi pubblici per quanto concerne il salvataggio di fondi di privati, di associazioni, enti e organizzazioni politiche.
Una prima occasione è stata offerta dagli archivi dei movimenti studenteschi e della sinistra extraparlamentare che gli Istituti della rete hanno raccolto in modo sistematico sul territorio nazionale. Questa documentazione che copre l'arco cronologico tra il 1960 e gli anni Novanta e a cui si accompagnano cospicue collezioni di volantini e materiale grigio, rappresenta attualmente una parte significativa della documentazione di moltissimi Istituti (Asti, Belluno, Bergamo, Cagliari, Como, Cuneo, Imola, Insmli, Novara, Roma, Pavia, Piacenza, Napoli, Ravenna, Sesto S. Giovanni, Trento, Treviso).

            Dalla fine degli anni Ottanta poi il profondo mutamento del sistema politico nazionale, la crisi anche economica di varie organizzazioni sindacali, lo smantellamento di imprese industriali del paese hanno esposto al rischio di dispersione enormi quantità di documenti di rilevanza storica e gli Istituti, pur impari per forze e strutture, sono intervenuti in un'azione di salvataggio che si prevede continuerà anche nei prossimi anni. Ne risulta un quadro molto vasto di documentazione che, ad esempio, per i partiti politici vede la raccolta, nei rispettivi Istituti provinciali, degli archivi del Partito comunista di Asti, Belluno, Borgosesia, Borgomanero, Como, Cosenza, Cuneo, Ferrara, Grosseto, Lucca, Mantova, Milano, Massa Carrara, Modena, Pavia, Pesaro, Piacenza, Rimini, Torino, Trento, Treviso, Udine, Venezia; del Partito comunista d'Italia di Udine; del Partito comunista marxista leninista di Firenze; del Partito liberale di Torino e del Trentino (1920-1925), della Democrazia cristiana di Mantova e di Pavia; del Partito repubblicano di Imola; del Partito socialista di unità proletaria di Udine e di Piacenza; del Partito socialista di Ancona, Ascoli Piceno, Carpi, Cosenza, Cuneo, Modena, Pavia, Rimini, Trento e Udine; del Partito socialdemocratico di Cuneo, del Partito socialista unificato di Firenze; della Democrazia proletaria di Cuneo, di Milano, di Sesto San Giovanni e di Trento, del Manifesto-Pdup di Novara, della Fgci di Reggio Emilia e di Sesto San Giovanni, del Movimento di unità proletaria di Modena, delle carte del movimento anarchico di Ferrara e di Modena e dell'Unione monarchica italiana di Pesaro. Inferiore per numero di versamenti ma rilevantissima per consistenza e importanza è la documentazione relativa alle organizzazioni sindacali le cui carte, dal dopoguerra agli anni Novanta, sono raccolte negli Istituti di Ancona (Federterra), Asti (Cdl), Bologna (Confederterra), Ferrara (Cgil), Firenze (Federterra reg.), Mantova (Cgil e Fiom), Modena (Cgil), Novara (Cdl), Pavia (Cisl), Pesaro (Cgil Confederterra), Piacenza (Cdl), Venezia (Cdl e Filcea)5. Ad essa si aggiunge la documentazione dei movimenti cooperativi con l'Archivio della cooperazione di Como, della Federcoop di Pistoia, della Lega cooperativa imolese di Imola, le buste sulla cooperazione di Ferrara, di Mantova e di Modena, gli archivi di istituzioni culturali, di associazioni di reduci, femminili, cattoliche, antimilitariste ecc. Infine una connotazione importante è stata assunta recentemente da alcuni Istituti che hanno acquisito documentazione di imprese industriali non più esistenti: tra questi l'Istituto di Sesto San Giovanni cui sono stati versati l'archivio della Breda, della Ercole Marelli, della Riva e Calzoni, della Bastogi e della Falck, l'Istituto di Napoli per l'Italsider e l'Istituto di Pavia che ha acquisito l'archivio della Necchi. Questa breve e schematica classificazione della documentazione mette in evidenza solo alcune delle tematiche e delle tipologie di documenti che si possono consultare negli Istituti storici della Resistenza, ma non rende ragione della ampiezza dei temi rappresentati nei diversi nuclei documentari. Sinteticamente si può segnalare che tra i vari ambiti di interesse sono presenti ancora il movimento cattolico e le sue organizzazioni (in particolare la Fuci, l'Azione cattolica, le Acli)6, la Lega degli obiettori di coscienza, la documentazione sulle stragi degli anni Settanta-Ottanta, sulla persecuzione antipartigiana e l'attività dei Comitati di solidarietà democratica, sul movimento dei contadini, l'occupazione delle terre e la riforma agraria.

            Le schede che seguono, relative ai diversi Istituti della rete7, intendono offrire uno strumento utile per la conoscenza del patrimonio archivistico da essi conservato. Esse segnalano in forma sintetica i fondi principali di ogni Istituto, indicandone l'arco cronologico, la consistenza ed eventuali pubblicazioni di inventari. Alcune schede, relative agli Istituti più antichi e con patrimonio più vasto, hanno richiesto una presentazione più analitica che meglio può illustrare le possibilità di ricerca e di studio offerta dalla documentazione.

            La descrizione dei fondi indicati nelle schede è consultabile nella Guida agli archivi degli Istituti storici della Resistenza all'indirizzo di rete www.insmli.it dove è collocata la banca dati archivistica8.

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Note

1. L'Istituto nazionale, fondato nel 1949, ha associato a sé i preesistenti Istituti di Torino e di Genova e ha successivamente promosso la costituzione di altri Istituti sul territorio nazionale. Attualmente la rete degli Istituti storici della Resistenza è costituita da 65 Istituti, a carattere regionale o provinciale. Si veda, in questo stesso volume, Gaetano Grassi, L'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia.
2. Un ampio quadro dei problemi legati al diritto a detenere i fondi della Resistenza è stato tracciato da Giovanni De Luna nell'articolo Tre generazioni di storici. L'Istituto per la storia della Resistenza in Piemonte 1947-1987, in "Italia contemporanea", settembre 1988, n. 172, pp. 53-77.
3. La rivista dell'Istituto nazionale, "Il Movimento di liberazione in Italia", ha curato fin dal primo numero (1949) una rassegna archivistica nella quale dava ragione delle acquisizioni compiute dagli Istituti e offriva un primo inventario dei fondi; sono stati pubblicati inoltre i seguenti volumi: Gaetano Grassi (a cura di), Guida sommaria agli archivi degli istituti di storia della Resistenza, Milano, Insmli, 1974; Gaetano Grassi (a cura di), Guida agli archivi della Resistenza, Prefazione di Guido Quazza, Roma, Ministero per i Beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i Beni archivistici, Pubblicazione degli Archivi di Stato, Strumenti IC, Roma, 1983, pp. XV, 974; Paolo De Marco, Maria Teresa Di Paola, Francesca Ferratini Tosi e al. (a cura di), Guida alle fonti anglo-americane 1940-1950, numero monografico di "Notizie e documenti", n. 8, 1981, pp. 110; Anagrafe Archivi, Notizie e documenti n. 2, n. s., in "Italia contemporanea", n. 170, pp. 53-71; Anagrafe Archivi, Notizie e documenti n. 6, n. s., in "Italia contemporanea", n. 189, pp. 7-36. Nel sito www.insmli.it è consultabile la banca dati archivistica del patrimonio cartaceo e fotografico degli Istituti storici della resistenza.
4. Sia le fonti relative all'amministrazione tedesche, sia quelle angloamericane, sono state integrate con successive campagne di ricerca e acquisizione di copie a Washington, Londra, Coblenza, Friburgo.
5. Sugli archivi sindacali si veda, in questo stesso volume, Claudio Dellavalle, Gli archivi sindacali.
6. Straordinaria, rispetto al resto della documentazione, è l'acquisizione operata dall'Istituto di Macerata del fondo della Comunità cistercense di Tolentino (1800-1980; bb. 10).
7. Gli Istituti sono presentati procedendo da nord verso sud e da ovest verso est. L'Istituto nazionale precede gli altri e gli istituti regionali precedono i rispettivi provinciali.
8. A partire dal 1997 è stata avviata l'informatizzazione delle descrizioni archivistiche degli Istituti della rete. Il programma utilizzato è CDS/ISIS fornito dall'Unesco, per il quale sono stati creati gli applicativi "Guida" e Foto" rispettivamente per gli archivi cartacei e per quelli fotografici.